La crescita personale proiettata nel mondo outdoor non è utopia, anzi, le sfide che ho affrontato là fuori mi hanno portato a crescere sia sotto il punto di vista tecnico che dal punto di vista umano che è il mio valore; questa è proprio Crescita Personale.
In questo articolo riporto la correlazione che c’è tra le sfide che si presentano nel mondo outdoor e le sfide quotidiane, di come gli ostacoli possano diventare leva di crescita ed espererienza, accogliendo il momentaneo fallimento come fattore di crescita personale.
Chiamo questo format extra, ” PILLOLE” ; miscelo la tematica outdoor con altre argomentazzioni diverse dal solito che possono aiutare chiunque.
Questo articolo è frutto di una conversazione nata tra me ed il mio Mental Coach di crescita personale durante una delle nostre “chiacchierate” introspettive, vogliamo far immergere il lettore in un testo che approfondisca quanto siamo strettamente legati noi e la natura, di quanto abbiamo più bisogno noi di lei ( la natura) che viceversa. Perdersi per poi ritrovarsi, aumentando nel contempo la nostra conoscenza della propria crescita personale.
Per questo bisogna prima affrontare le nostre vittorie private e poi quelle pubbliche e tutto ciò è scritto in un libro che consiglierei già dalle elementari ( Le sette regole per il successo)
Ora cara lettrice e caro lettore ti auguro di comprendere questo articolo, Avventura = Crescita Personale.
Buona lettura…
CHI E’ NICOLO?
Sono Mental Coach e formatore;studio tutti i giorni come poter aiutare le persone che mi circondano a dare il meglio da loro stessi,a crescere anche solo una piccola percentuale e a definire chi sono all’interno della loro vita. Mi occupo dell’essere umano nel suo genere con l’unico scopo di “lasciare il mondo migliore di come l’ho trovato”.
LA MONTAGNA COME LA VITA, SENZA SFIDE NON CAMBIA NULLA. COSA NE PENSI?
Ah la montagna! Ah le sfide!
Argomento sterminato, sul quale ci si potrebbe scrivere un blog vero?!
Scherzi a parte.
La montagna è una metafora splendida per descrivere il concetto di sfida; come perscalare una montagna mi piace sempre partire dalla base: che cos’è una sfida?
Una delle definizioni del verbo sfidare che trovi su internet é “Affrontare con coraggio e temerarietà una forza avversa, un pericolo”, ma c’è anche “togliere la speranza a qualcuno”…mi fermo a queste due perché sono quelle più dense di significato per me.
Prendiamo la prima definizione.
Accettare una sfida vuol dire affrontare con coraggio qualcosa di avverso, di contrario e, tutto sommato, di pericoloso; siamo biologicamente predisposti a “combattere” qualcosa o qualcuno e tutto può essere avverso, se non ti sai difendere.
Altra cosa da notare è la parola “coraggio” che si collega anche alla seconda definizione; il coraggio è (tra le varie definizioni) “lo scegliere di rischiare di essere vulnerabili per perseguire le nostre più grandi aspirazioni”, è agire nonostante la paura.
La seconda definizione è molto più sottile, pensaci: togliere (eliminare) la speranza (la fiducia in un ipotetico futuro) a qualcuno (se fossi te stesso?); in fondo quindi una sfida si può tradurre in AZIONE, quando “togli la speranza” vuol dire che stai facendo, ti stai muovendo, stai andando avanti, stai vivendo nel qui e ora.
E’ proprio questo che cambia quando c’è una sfida: lo stato in cui sei ora e la necessità che qualcosa debba cambiare, che ti piaccia o no la sfida porta a un cambiamento di stato tra qualcosa che è e qualcos’altro che è comunque.
COME FA UNA PERSONA AD AUTOMOTIVARSI NEL PRENDERE UNO NUOVO “SENTIERO”? UN SENTIERO CHE NON CONOSCE?
Come esseri umani abbiamo dei bisogni di fondo più che motivazioni, infatti a me la parola motivazione non fa impazzire perché è fin troppo inflazionata e mi sembra quasi svuotata di significato.
Uno dei bisogni fondamentali di alcune persone è la varietà. La varietà si contrappone al bisogni di certezza in qualche modo, se cerchi varietà nella tua vita vuol dire che le certezze assolute ti stanno strette, e se cerchi la certezza vuol dire che ti sta stretta la varietà.
Altro argomento è quello che non si conosce perché vedo che questi due bisogni si legano a poli contrapposti al concetto di conosciuto (che sia un sentiero o altro).
Quello che non conosciamo ci crea un misto di emozioni: per chi cerca varietà possono essere positive come ammirazione, gioia, coraggio, fiducia o felicità, mentre per chi cerca certezza possono essere negative come paura, insicurezza, frustrazione o inadeguatezza.
Al contrario quello che conosciamo in una persona che cerca varietà può causare emozioni negative come noia, insoddisfazione o frustrazione, mentre crea gioia, felicità o sicurezza nella persona che cerca certezza.
Quindi? Da che parte stare?Non c’è, secondo me, una fazione piuttosto che un’altra, bisogna piuttosto sempre farsi qualche bella domanda: per me, funziona questo mio bisogno? Mi rende felice? Mi appaga?
Se la risposta è no allora bisogna valutare l’altro bisogno contrapposto essendo consapevoli del fatto che non sono schemi assoluti e immutabili e soprattutto dipende dalle varie situazioni delle vita, dagli ambienti e dalla nostra personalità; in qualche ambiente siamo motivati dal bisogno della varietà, in altri dalla certezza.
Tu da che parte stai?
AD OGNI TRAMONTO AVERE LA CONSAPEVOLEZZA DI AVER FATTO UN PASSO IN PIU’ VERSO LA VETTA, COME RIUSCIRCI?
Qui entriamo nel concetto di Mindfulness, la consapevolezza è il cardine principale.
Nella nostra società, nella nostra era, siamo veramente poco consapevoli di quello che ci succede; per consapevolezza non intendo conoscenza, siamo un gradino sotto in termini di profondità.
Siamo costantemente bombardati da un infinità di fattori stressogeni, considerate che stress è qualsiasi fonte esterna o stimolo che ci fa avere una reazione; anche respirare è una sorta di stimolo.
Il problema dove sta: sono talmente tanti e talmente complessi che stiamo sempre a correre dietro noi stessi, la nostra vita va avanti in maniera così veloce e automatica che non riusciamo a stare al suo passo, non ne abbiamo consapevolezza.
Siamo portati (o meglio scegliamo) di vivere senza sapere che lo stiamo facendo veramente, senza fermarci un secondo a goderci realmente quello che abbiamo.
Quand’è stata l’ultima volta che ti sei fermato o fermata a goderti un tramonto (o un’altra qualsiasi cosa meravigliosa che hai intorno) in assoluto silenzio e col cellulare spento o lontano da te?
INFINE NON UNA DOMANDA, MA UN CONSIGLIO PER I NOSTRI LETTORI.
Voglio citare uno dei migliori pensatori di tutti i tempi, Og Mandino:
“Amerò il sole per il modo in cui scalda le mie ossa; ma amerò allo stesso modo la pioggia, per il modo in cui rinfresca il mio spirito. Amerò la luce per il modo in cui mi consente di scorgere ogni cosa; ma amerò allo stesso modo il buio, poiché grazie ad esso posso ammirare le stelle. Accoglierò le ricompense, esse sono quanto merito per i miei sforzi; ma allo stesso modo accoglierò gli ostacoli, poiché non rappresentano che la
mia prossima sfida.”
Questa citazione per me rappresenta la vera essenza del quieto vivere, l’accettazione più profonda di noi stessi, l’amore per la vita in maniera incondizionata.
Sei arrivata/o alla fine di questo articolo e spero per te che questo articolo ti abbia fatto capire quanta crescita personale ci possa essere anche nel mondo outdoor.
Con questo ti saluto e ti auguro che anche tu possa trovare il tuo sentiero, fino ad arrivare alla tua massima ascesa per essere la miglior versione di te stesso e non di quello che gli altri vogliono che tu sia per loro.
E allora buona avventura,
Michele.
“Non esistono proprie montagne, si sa, esistono però proprie esperienze. Sulle montagne possono salirci molti altri, ma nessuno potrà mai invadere le esperienze che sono e rimangono nostre.” ( Walter Bonatti)
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