“La realtà è il cinque per cento della vita. L’uomo deve sognare per salvarsi.“
Walter Bonatti nasce il 22 giugno 1930 a Bergamo ed è stato alpinista, esploratore, scrittore, e fotoreporter.
Lo “conobbi” attraverso la lettura del libro “Il fratello che non sapevo di avere” di Reinhold Messner; quest’ultimo è un alpinista conosciuto per lo spot dell’acqua Levissima (si scherza). Messner fu il primo a raggiungere le 14 vette più alte del mondo, impiegandoci 16 anni, 3 mesi e 19 giorni.
Il libro, citato precedentemente, racconta delle loro vite dedicate all’alpinismo e all’esplorazione, le quali si incrociarono solamente nel 2004.
L’idea un po’ vintage di raccontare nero su bianco e con la fotografia le mie avventure, mi affascina molto. Non sdegno le attuali tecniche di montaggio video su Instagram e Facebook, ma è proprio l’idea di portare il lettore in un viaggio, parola dopo parola, immagine dopo immagine che mi entusiasma.
Viaggiando ho notato che diversi luoghi da me visitati, sono alterati da ciò che alcuni travel blogger hanno promosso tramite video, questo lo feci notare già un mio precedente articolo “SI Viaggiare” a Bali (Indonesia). Per questo le parole sono importanti, hanno un peso specifico per quanto riguarda la descrizione, a meno che non sia un romanzo di fantascienza.
Walter Bonatti scrive in questo meraviglioso testo che “…dietro la macchina fotografica c’ero io, piccolo uomo curioso con le sue emozioni.”
Agli esordi (1948), il noto esploratore, lavorava in una fabbrica siderurgica e quando finiva il turno del sabato notte, si recava la domenica mattina nelle montagne lombarde, dove iniziava a spostare sempre più avanti i limiti umani nell’alpinismo.
Il concetto è che si può diventare degli idoli, anche se non si nasce tali; dietro la sua storia c’è l’umiltà e la tenacia di perseguire i propri sogni svolgendo un lavoro (parallelamente) che ci permetta di autofinanziare la propria strada, fino al punto di volare verso i nostri sogni.
La scelta di cambiare e dedicarmi al racconto delle mie avventure o di fotografarle è per me il miglior modo di conoscermi e farmi conoscere (attualmente), per poter così, misurare le decisioni prese da quelle compiute.
Un Walter Bonatti, credo, lo possiamo trovar dentro ognuno di noi, come stimolo di seguire il nostro flusso che ci chiama e ci invita, almeno, ad ascoltarlo.
Ti suggerisco di leggere il libro “In terre lontane” e ti dedico una frase che è contenuta in questo volume appena citato:
“Non è necessario andare nell’Antartide o in Amazzonia, perché il vero spazio costruttivo, secondo me, è quello della mente. È lì che bisogna crearselo. Noi sogniamo e la nostra mente ci dà delle idee, si tratta di sapere se riusciremo a realizzarle oppure no.”
Bonatti per me è stato e sarà un faro e la sua luce è parte della mia via; se riuscirò nel mio intento di promuovere il benessere e l’amore per l’avventura lo dovrò in gran parte a lui.
Grazie Walter Bonatti, un uomo, un fotografo e scrittore d’altri tempi.
Un abbraccio ovunque tu sia,
Michele.